I cambiamenti sono sistemici

Pubblicato il 25 mag 2025


Se credete di cambiare le cose, fermi tutti.


Un sistema è un insieme di elementi interconnessi che, interagendo tra loro secondo determinate relazioni, formano un’unità funzionale orientata al raggiungimento di uno o più obiettivi.


Il mondo è un sistema.

Le organizzazioni sono sistemi.

Le persone sono sistemi.

La vita è un sistema.

Per cambiare un sistema che non funziona, bisogna partire dalla sua definizione.

“Un insieme di elementi che interagiscono tra loro secondo regole o relazioni.”

Un cambiamento sistemico, quindi, dovrà essere:

  1. Profondo – modifica la struttura di base del sistema.
  2. Diffuso – non riguarda un solo elemento, ma l’intero ecosistema o gran parte di esso.
  3. Interconnesso – genera effetti a catena, dove una modifica in un punto si ripercuote su altri.
  4. Radicale – implica una revisione completa del modo in cui le cose funzionano.

I cambiamenti di questo tipo sono lenti.

La complessità di un sistema, intesa come molteplicità di variabili interdipendenti, non permette cambiamenti rapidi e repentini. Tutt’altro.

Un sistema, inoltre, per ogni modifica effettuata a una singola variabile, può reagire in modi totalmente inaspettati. Colpa di questa complessità.

Il mio professore di Sistema di Controllo di Gestione dice:

“Se tocchi anche solo un singolo pirulino di un sistema, puoi avere cambiamenti radicali inaspettati.”

Questa lentezza dei cambiamenti sistemici ci fa capire come, per impattare davvero il sistema, bisogna imparare a investire nel cambiamento sul lungo termine.

Brunello Cucinelli afferma che dobbiamo imparare a investire nei cambiamenti a 100 anni.

È l’unico modo che abbiamo per salvare l’umanità.

Ed è vero.

I cambiamenti, quelli veri, sono radicali.

Sono quelli che non si vedono a 10 anni, ma si vedono di generazione in generazione.

Oltre al fattore tempo, bisogna considerare e prevedere le miriadi di variabili che, se cambiate, possono generare effetti a catena inimmaginabili.

Per provare a prevedere ciò, dobbiamo andare in ampiezza ma anche in profondità.

È qui che entra in gioco l’importanza di avere una visione globale delle cose.

Considerare ogni parametro, ogni variabile, come interconnessa con le altre è la chiave per cambiare strutturalmente un sistema.

Ma come si capisce cosa va cambiato in un sistema?

Torniamo alla definizione: un insieme di elementi in relazione tra loro non fine a sé stesso, ma utile a formare un’unità funzionale orientata al raggiungimento di uno o più obiettivi.

Quindi un sistema che va cambiato è un sistema che non raggiunge i propri obiettivi oppure in cui sono emersi nuovi bisogni, nuovi goal da raggiungere.

Per colmare e risolvere queste lacune, bisogna necessariamente partire da quel 20% dei problemi che genera l’80% dei risultati (principio di Pareto).

È l’unico modo per effettuare cambiamenti strutturali in modo efficace ed efficiente.

Ciò ci permette di riconoscere il cuore del problema e risolverlo al meglio.

È più efficace mettere d’accordo 100 persone con un impatto sistemico dell’80%, che migliaia con un impatto individuale vicino allo zero.

Per effettuare cambiamenti sistemici bisogna avere la forza e il coraggio di agire.

Il grande problema dei cambiamenti strutturali è che all’inizio non ne beneficia nessuno.

Ne beneficerà chi verrà dopo di noi.

Ma è l’unico modo per tendere al progresso e al miglioramento del sistema.

Ma noi siamo esseri umani. Vogliamo tutto e subito.

Vogliamo davvero aspettare così tanto, e addirittura rinunciare a qualcosa oggi per qualcun altro che usufruirà dei nostri sacrifici?

No.

Ed è per questo che i cambiamenti sistemici non possono abbracciarli tutti.

Credo ci voglia un discreto senso di fiducia.

Fiducia nel progresso, nelle nuove generazioni, nella possibilità di rendere il mondo un posto migliore, anche a discapito del presente.

Un sistema si cambia con le competenze.

Solo gli esperti possono davvero comprendere ogni singolo ingranaggio e valutarne l’impatto e il beneficio a lungo termine.

E tu adesso mi dirai: “Ma non tutti siamo esperti!”

Vero.

Però noi abbiamo il dovere – e il diritto – di eleggere persone competenti che possano effettuare cambiamenti strutturali per il bene del sistema.

E non solo.

Abbiamo anche il compito di segnalare i problemi del sistema.

Chi ha una visione globale, molto spesso, non riesce ad osservare i problemi più piccoli, ma altrettanto importanti se sommati.

Ecco: questo è il nostro ruolo.

Non quello di risolvere noi il problema, ma far luce su di esso.

E adesso, piano piano, arriva dentro di voi la più grande antitesi a questo ragionamento:

È così complesso un sistema… perché cambiarlo? Tanto farà sempre tutto schifo…

Abbiamo però la responsabilità, nel nostro piccolo, di lasciare la nostra traccia per un mondo migliore.

Per i nostri figli. Per i nostri nipoti. Per chiunque verrà dopo.

Ed è solo razionalizzando quanto sia complesso un sistema, che possiamo davvero cambiarlo in profondità.


Credo fermamente che il più grande cambiamento sistemico inizi da noi,

Perché:

Per poter cambiare il mondo, bisogna essere in grado di cambiare noi stessi,

noi siamo un sistema.


A.L.

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