I cambiamenti sono sistemici
Pubblicato il 25 mag 2025
Se credete di cambiare le cose, fermi tutti.
”Un sistema è un insieme di elementi interconnessi che, interagendo tra loro secondo determinate relazioni, formano un’unità funzionale orientata al raggiungimento di uno o più obiettivi.”
Il mondo è un sistema.
Le organizzazioni sono sistemi.
Le persone sono sistemi.
La vita è un sistema.
Per cambiare un sistema che non funziona, bisogna partire dalla sua definizione.
“Un insieme di elementi che interagiscono tra loro secondo regole o relazioni.”
Un cambiamento sistemico, quindi, dovrà essere:
- Profondo – modifica la struttura di base del sistema.
- Diffuso – non riguarda un solo elemento, ma l’intero ecosistema o gran parte di esso.
- Interconnesso – genera effetti a catena, dove una modifica in un punto si ripercuote su altri.
- Radicale – implica una revisione completa del modo in cui le cose funzionano.
I cambiamenti di questo tipo sono lenti.
La complessità di un sistema, intesa come molteplicità di variabili interdipendenti, non permette cambiamenti rapidi e repentini. Tutt’altro.
Un sistema, inoltre, per ogni modifica effettuata a una singola variabile, può reagire in modi totalmente inaspettati. Colpa di questa complessità.
Il mio professore di Sistema di Controllo di Gestione dice:
“Se tocchi anche solo un singolo pirulino di un sistema, puoi avere cambiamenti radicali inaspettati.”
Questa lentezza dei cambiamenti sistemici ci fa capire come, per impattare davvero il sistema, bisogna imparare a investire nel cambiamento sul lungo termine.
Brunello Cucinelli afferma che dobbiamo imparare a investire nei cambiamenti a 100 anni.
È l’unico modo che abbiamo per salvare l’umanità.
Ed è vero.
I cambiamenti, quelli veri, sono radicali.
Sono quelli che non si vedono a 10 anni, ma si vedono di generazione in generazione.
Oltre al fattore tempo, bisogna considerare e prevedere le miriadi di variabili che, se cambiate, possono generare effetti a catena inimmaginabili.
Per provare a prevedere ciò, dobbiamo andare in ampiezza ma anche in profondità.
È qui che entra in gioco l’importanza di avere una visione globale delle cose.
Considerare ogni parametro, ogni variabile, come interconnessa con le altre è la chiave per cambiare strutturalmente un sistema.
Ma come si capisce cosa va cambiato in un sistema?
Torniamo alla definizione: un insieme di elementi in relazione tra loro non fine a sé stesso, ma utile a formare un’unità funzionale orientata al raggiungimento di uno o più obiettivi.
Quindi un sistema che va cambiato è un sistema che non raggiunge i propri obiettivi oppure in cui sono emersi nuovi bisogni, nuovi goal da raggiungere.
Per colmare e risolvere queste lacune, bisogna necessariamente partire da quel 20% dei problemi che genera l’80% dei risultati (principio di Pareto).
È l’unico modo per effettuare cambiamenti strutturali in modo efficace ed efficiente.
Ciò ci permette di riconoscere il cuore del problema e risolverlo al meglio.
È più efficace mettere d’accordo 100 persone con un impatto sistemico dell’80%, che migliaia con un impatto individuale vicino allo zero.
Per effettuare cambiamenti sistemici bisogna avere la forza e il coraggio di agire.
Il grande problema dei cambiamenti strutturali è che all’inizio non ne beneficia nessuno.
Ne beneficerà chi verrà dopo di noi.
Ma è l’unico modo per tendere al progresso e al miglioramento del sistema.
Ma noi siamo esseri umani. Vogliamo tutto e subito.
Vogliamo davvero aspettare così tanto, e addirittura rinunciare a qualcosa oggi per qualcun altro che usufruirà dei nostri sacrifici?
No.
Ed è per questo che i cambiamenti sistemici non possono abbracciarli tutti.
Credo ci voglia un discreto senso di fiducia.
Fiducia nel progresso, nelle nuove generazioni, nella possibilità di rendere il mondo un posto migliore, anche a discapito del presente.
Un sistema si cambia con le competenze.
Solo gli esperti possono davvero comprendere ogni singolo ingranaggio e valutarne l’impatto e il beneficio a lungo termine.
E tu adesso mi dirai: “Ma non tutti siamo esperti!”
Vero.
Però noi abbiamo il dovere – e il diritto – di eleggere persone competenti che possano effettuare cambiamenti strutturali per il bene del sistema.
E non solo.
Abbiamo anche il compito di segnalare i problemi del sistema.
Chi ha una visione globale, molto spesso, non riesce ad osservare i problemi più piccoli, ma altrettanto importanti se sommati.
Ecco: questo è il nostro ruolo.
Non quello di risolvere noi il problema, ma far luce su di esso.
E adesso, piano piano, arriva dentro di voi la più grande antitesi a questo ragionamento:
È così complesso un sistema… perché cambiarlo? Tanto farà sempre tutto schifo…
Abbiamo però la responsabilità, nel nostro piccolo, di lasciare la nostra traccia per un mondo migliore.
Per i nostri figli. Per i nostri nipoti. Per chiunque verrà dopo.
Ed è solo razionalizzando quanto sia complesso un sistema, che possiamo davvero cambiarlo in profondità.
Credo fermamente che il più grande cambiamento sistemico inizi da noi,
Perché:
Per poter cambiare il mondo, bisogna essere in grado di cambiare noi stessi,
noi siamo un sistema.
A.L.